Il “cuscinetto cellulitico” si forma per un susseguirsi di eventi patologici a carico del tessuto cutaneo e sottocutaneo. In prima battuta, abbiamo il verificarsi di congestione, cioè accumulo di sangue venoso e linfa, che provocano un difficile apporto di ossigeno alle cellule oltre ad un accumulo di sostanze di scarto, con formazione di edema del tessuto (cioè accumulo di liquido, imbibizione) e aumento di volume delle cellule adiposo dello strato sottocutaneo; quest’ultime, alterano la loro funzione di permeabilità rilasciando molecole grasse (trigliceridi…) nello spazio fra le cellule.
Successivamente abbiamo il deterioramento del tessuto che circonda e funge da “impalcatura” delle cellule adipose del sottocute e in parallelo l’assottigliamento dell’epidermide, che si disidrata (spiegabile dal fatto che vengono alterati i meccanismi di diffusione fisiologica di tale liquido nella cute).
La cute, a seguito di queste progressive alterazioni, assume l’aspetto “a buccia d’arancia” e si possono creare delle nodularità (palpabili!), al cui interno anche i vasi non funzionano in modo corretto. Infine, negli stadi più avanzati, il tessuto che funge da “impalcatura” diventa più denso, meno organizzato, alterando progressivamente tutti gli strati e le cellule che lo compongono (sempre prediligendo quelle adipose), con peggioramento dell’aspetto “a buccia d’arancia”.
Tipi di cellulite
La cellulite è un’entità che raccoglie diverse tipologie e manifestazioni cliniche, in base al predominio di uno o più fattori. Vediamole di seguito:
- Cellulite interstiziale: si localizza principalmente a livello di versante interno del braccio, addome e inguini, maggiormente nei soggetti obesi e con ridotto tono muscolare; è caratterizzata dal preponderante accumulo di acqua e dall’aspetto “sfumato”;
- Cellulite molle: si caratterizza per l’insorgenza dell’aspetto “a buccia d’arancia” e dall’accumulo di liquidi maggiore che nel caso precedente;
- Cellulite dura: caratterizzata dalla vera e propria formazione dei cuscinetti, regioni compatte di cute con strato superficiale sottile e traslucente, tipica dei soggetti di buona e robusta costituzione;
- Cellulite fibrosa: generalmente si tratta di uno stadio più avanzato della precedente (o di una delle altre varietà), in cui la cute è particolarmente dura al tatto.
In base al grado di evoluzione della patologia, si possono identificare degli stadi definiti, che vengono utilizzati anche dallo Specialista nel momento in cui si redige il referto, per indicare la gravità della malattia:
- Stadio I: difficilmente apprezzabile, rappresenta la fase in cui si ha il ristagno e l’accumulo di fluidi; la cute in alcune zone può apparire di consistenza alterata; reversibile;
- Stadio II: aumenta via via l’accumulo di liquido, il gonfiore e l’aspetto “a buccia d’arancia”, con pastosità cutanea; il microcircolo inizia a compromettersi;
- Stadio III: inizia la vera e propria fibrosi, cioè l’indurimento del tessuto e la comparsa dei noduli; comincia a manifestarsi dolore in alcune regioni più interessate;
- Stadio IV: la fibrosi diviene preponderante, con placche (zone nodulari estese), modificazioni di colore della cute, aree cutanee più fredde del resto del corpo e sensazione dolorosa più pronunciata;
- Stadio V: stadio terminale, con cute dura, fredda, pallida e dolente alla palpazione e spontaneamente.
Quali sono i segni e i sintomi della cellulite
Come nella maggior parte delle patologie, se non in tutte, è importante riconoscere e discriminare in modo adeguato la problematica per poter impostare un piano terapeutico efficace.
Tipicamente, i sintomi (cioè le sensazioni che la donna avverte e riferisce al medico) della cellulite sono i seguenti:
- Parestesie e disestesie (cioè sensazione di formicolio o alterata percezione al tatto) in precise zone del corpo, quelle affette dalla problematica;
- Dolore e senso di pesantezza delle medesime zone;
- Alterazioni nell’umore della Paziente;
- Alterazioni nel metabolismo della Paziente, come il ritmo sonno-veglia, la regolarità intestinale, ecc;
Vi sono anche dei segni, riconoscibili sia dalla Paziente stessa sia dal Medico competente, come:
- La presenza di cellulite in sedi tipiche (come ricordiamo, si tratta di una patologia “distrettuale”, cioè che interessa precise zone dell’organismo);
- I “cuscinetti cellulitici”, con il classico aspetto “a buccia d’arancio”, soprattutto se si avvicinano con le dita due aree adiacenti di pelle;
- Noduli e micro-noduli sottocutanei che si apprezzano strofinando dolcemente il dito sulle aree interessate;
- Alterazioni della pelle rispetto alle aree sane, che appare secca, fragile, disidratata e fredda.
È importante ricordare anche la presenza di alcune alterazioni che, seppur non facendo parte in maniera effettiva della problematica, spesso la accompagnano peggiorando il quadro: le smagliature, conseguenza di una lacerazione della cute quando viene sottoposta a repentini aumenti e diminuzioni di volume; appaiono come delle “cicatrici” lineari; se prese in tempo, quando appaiono ancora come delle lineette rossicce, possono essere reversibili, altrimenti è possibile intervenire solo con pratiche specifiche, come la dermoabrasione. In secondo luogo, abbiamo i così detti “capillari”, cioè le teleangectasie.
Come avviene la diagnosi di cellulite
La diagnosi si basa in primis su un accurato esame clinico, che metterà in evidenza alcune o tutte le caratteristiche sopra descritte e dovrà tener conto della sintomatologia più o meno marcata che la Paziente riferisce.
Vi sono anche delle metodiche diagnostiche tecniche, quelle che in termini medici si definiscono “esami strumentali”:
- La termografia: serve per misurare se vi sia differenza di temperatura fra le diverse aree del corpo e quanto sia questa differenza (per valutare anche lo stadio in cui si trova la patologia);
- L’impedenzometria: grazie a degli elettrodi, serve a definire nelle varie aree del corpo quale sia la percentuale di acqua, grasso e massa magra;
- La plicometria: si attua un “plicamento”, cioè viene letteralmente (ma dolcemente) pinzata la parte interessata con una speciale pinza per misurare lo spessore del tessuto adiposo;
- L’ecografia: grazie agli ultrasuoni, assolutamente sicuri (usati anche in gravidanza!), si può valutare lo spessore dello strato sottocutaneo e dare informazioni sulla fibrosi, l’edema, ecc;
- La video-capillaroscopia: permette la visualizzazione, ad alto ingrandimento, dei capillari nella zona colpita i quali, come abbiamo visto, sono interessati nel fenomeno e appaiono dilatati e disomogenei se è presente cellulite.
Queste metodiche sono definite “di secondo livello” in ambito medico, ovvero sono fondamentali per avere una conferma e definire in modo preciso lo stadio, cioè la gravità del problema, o quantomeno la tipologia di cellulite.
Non dobbiamo però dimenticare che il primo medico siamo noi donne, con l’osservazione diretta della nostra pelle e l’autoanalisi del nostro stato emozionale; è questo che ci deve guidare all’approfondimento, prima clinico da parte del Medico Competente e, ove necessario, con le apparecchiature descritte.
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