Peeling chimico: cos’è, a cosa serve e come funziona il trattamento

Il peeling chimico ha lo scopo di eliminare gli strati più superficiali della cute (esfoliazione), mediante l’utilizzo di sostanze chimiche, stimolando così la rigenerazione e rimodellamento della pelle per ottenere un ringiovanimento cutaneo o per trattare patologie cutanee come acne e cicatrici. La distruzione della pelle deve essere sufficientemente profonda per eliminare gli inestetismi presenti, ma nello stesso tempo non troppo profonda per consentire la rigenerazione della pelle ed evitare la formazione di cicatrici.
L’effetto e la profondità del peeling dipendono da diversi fattori:

  • Il tipo di sostanza utilizzata e sua concentrazione;
  • Il tempo di applicazione della sostanza;
  • La zona trattata;
  • La frequenza delle applicazioni
  • Le sostanze più utilizzate sono: l’acido glicolico, l’acido salicilico, l’acido piruvico, la resorcina, l’acido tricloroacetico e la soluzione di Jessener.

Quali patologie o inestetismi si possono trattare con il peeling chimico

Grazie a questo processo di “distruzione” e “ricostruzione” della pelle, possono essere trattate numerose patologie o inestetismo del volto. Le principali sono:

  • Il fotoinvecchiamento cutaneo;
  • L’acne;
  • Gli esiti cicatriziali da acne;
  • Le cicatrici ipertrofiche;
  • Le rughe;
  • Le lentiggini;
  • Il melasma;
  • Efelidi e dermatite seborroica.

Tipi di peeling chimico

Il peeling chimico, in base alla profondità della pelle che si vuole raggiungere, è distinto in:

  • superficiale: arriva sino a raggiungere lo strato superficiale, il derma papillare e può essere ripetuto dopo 1 mese. È utilizzato soprattutto contro il fotoinvecchiamento, le iperpigmentazioni cutanee e la dermatite seborroica;
  • medio: arriva sino a raggiungere lo strato superficiale del derma reticolare ed è utilizzato contro le rughe e l’acne
  • profondo: arriva sino allo strato superficiale del derma reticolare ed è utilizzato per il trattamento delle rughe più profonde e nell’acne cicatriziale.

Il trattamento con peeling chimico

La procedura inizia con un’accurata pulizia della zona da trattare con apposite sostanze sgrassanti e pulenti. Successivamente, utilizzando un tampone imbevuto della sostanza chimica scelta, si passano le zone da trattare secondo un ordine preciso per evitare di passare due volte in una regione già trattata. Passato il tempo di applicazione della sostanza, si utilizzerà un’apposita soluzione in grado di bloccare l’effetto dell’agente chimico, per terminare il trattamento.

Cosa fare dopo il trattamento e quali sono le possibili complicanze

L’effetto esfoliativo dura circa 5-7 giorni e la sua entità dipende dalla profondità del peeling e dall’estensione della zona trattata. Mediamente, dopo 7-10 giorni la riepitelizzazione dovrebbe essere completa.
Dopo il trattamento si consiglia infine di:

  • lavare la pelle con prodotti adeguati, che il medico vi indicherà, evitando di strofinarla;
  • chiedere al proprio medico quando sarà possibile esporsi al sole o a lampade abbronzanti, utilizzando comunque un’adeguata protezione solare.

Il peeling chimico è ormai una procedura sicura se eseguiti da medici specialisti. Sono stati riportati rari soltanto casi di infezione ed esiti cicatriziali dopo il trattamento. È possibile che ci sia un arrossamento delle zone trattate, che in alcuni casi può richiedere l’uso di creme cortisoniche. Inoltre, possono comparire inoltre delle regioni di iperpigmentazione, che solitamente scompaiono nel giro di poco tempo.

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